lunedì 15 novembre 2010

ESTETICA TRADIZIONALE GIAPPONESE

CASAZEN è nata dall'incontro con l'estetica tradizionale giapponese, eccone alcuni caposaldi:

Nell’opera di Kenkō Hōshi, Tsurezuregusa (Ore d’Ozio 1330-1333), troviamo alcuni dei principali ideali estetici della cultura giapponese. I gusti di Kenkō riflettono quelli dei nobili della corte Heian dei secoli prima e contribuiranno a formare le preferenze estetiche nei secoli successivi.

SUGGESTIONE - YUGEN

“Si devono forse ammirare i fiori solo quando sono in pieno rigoglio e la luna è tersa? (…)
I fiori che cadono e il tramontar della luna sogliono riempire l’animo di melanconia. Eppure solo qualcuno dal cuore totalmente insensibile potrebbe dire: “Questo o quel ramo ha i fiori appassiti: non c’è più nulla che valga la pena di esser visto”.
I giapponesi amano contemplare la fioritura degli alberi, ma amano contemplare anche i frutti e poi la caduta dei petali, delle foglie. Questo perché il momento di massima bellezza non lascia nulla all’immaginazione. I petali che cadono invece suscitano forti emozioni di nostalgia, di malinconia, la percezione della mutabilità delle cose, del tempo.
Ecco il concetto di yugen, che significa impenetrabile, oscuro, misterioso. Ogni esperienza cela dietro di sé altri misteri. La pittura a inchiostro ai tempi di Kenkō, porta la suggestione ai massimi livelli, in quanto suggerisce un’immagine con un solo segno del pennello, rappresenta un’intuizione di un aspetto della realtà, che non può mai essere afferrata nella sua completezza.
IRREGOLARITÀ
“In tutte le cose l’uniformità è brutta; il lasciarle incompiute le rende molto più interessanti, e sembra quasi che esse posseggano un maggior respiro.”
I giapponesi amano non solo l’incompletezza, ma anche l’asimmetria. In qualunque ambito: la poesia, la calligrafia, la decorazione, la sistemazione dei fiori o dei giardini. Pensiamo ad esempio alla disposizione di sabbia e pietre nel Ryoanji a Kyōto.
SEMPLICITÀ
“Una casa che non sia moderna né lussuosa, ma con un giardino dove le erbe crescano incolte e gli alberi abbiano aspetto vetusto, possiede attrattive, cui aggiungono grazia una veranda e un rado steccato, mentre anche gli oggetti più insignificanti ricordano il passato: è proprio questa disadorna semplicità ad apparire deliziosa.”
La cerimonia del the è forse l’esempio più lampante dell’amore dei giapponesi per la semplicità. Anche il cibo rispecchia l’amore per l’essenzialità, infatti la cucina giapponese non fa molto uso di spezie.
MUTEVOLEZZA
“Se l’uomo non svanisse mai come il fumo su Toribeyama, ma durasse per sempre in questo mondo, quante cose perderebbero il loro potere di commuoverci. La cosa più preziosa nella vita è la sua incertezza.”
Per Kenkō la mutevolezza è un elemento necessario nella bellezza. Si può dire che mentre gli occidentali costruiscono le cose in modo tale che durino a lungo, i giapponesi le costruiscono tali da richiedere di essere cambiate spesso. Questo perché profondamente consapevoli del mutare della realtà ed estremamente sensibili al trasformarsi della natura di cui sentono di condividere lo spirito.  

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