giovedì 28 ottobre 2010

Youkoso-Italia

Presentiamo i nuovi amici di Youkoso-Italia, visitate il blog ne rimarrete entusiasti!:

"A settembre 2006 abbiamo aperto Youkoso-Italia,un piccolo blog che riportava come slogan: Youkoso! (la traduzione letterale dal giapponese benvenuti).L’idea è nata dalla richiesta continua di amici Giapponesi interessati all’italia e quelli italiani interessati al Giappone, abbiamo così deciso di creare “un ponte virtuale tra giappone ed italia“. Il lavoro si è esteso coinvolgendo coppie giapponesi sposate con italiani anche gestori di un proprio blog creando una sezione in Youkosoitalia: ITARIA NIPPON RINGU.
Oggi questo piccolo circolo si è trasformato in una comunità condivisa su facebook con coppie propositive che
condividono ogni genere di informazioni relativa alla vita con coniuge giapponese.
Siamo felici di di segnalarvi, in particolare, eventi in Italia a tema, all’insegna di promuovere con piacere il sol-levante."

http://www.youkosoitalia.net/

martedì 26 ottobre 2010

MATRIMONI E FUNERALI IN GIAPPONE


Il matrimonio 結婚式

Le cerimonie di nozze si svolgono spesso in hotel altamente specializzati nell’organizzare matrimoni. In effetti in Giappone questa industria è molto sviluppata e la pressione esercitata sulle ragazze affinché si sposino il prima possibile è alta.

Nel rito di tipo scintoista la sposa indossa lo shiromoku e lo sposo un kimono con haori. I due sposi pronunciano i loro voti, sorseggiano il sake tre volte e si scambiano gli anelli. I parenti brindano alla loro salute, bevono il sake e vengono presentati dai padri degli sposi. L’intera cerimonia si svolge nell’arco di mezz’ora e si conclude con la foto di gruppo (kinen shashin).

Successivamente gli invitati firmano il libro degli ospiti e presentano i loro doni in denaro all’interno di una busta.
Le ragazze nubili invitate alla cerimonia indossano il furisode, quelle sposate il kurotomesode se parenti di primo grado della sposa, altrimenti l’irotomesode.


Il rito funebre お葬式
Il rito funebre consiste di tre parti: l’otsuya (il risveglio), l’osōshiki (la cerimonia funebre) e lo shijuku-nichi (49 giorni). Nella casa del morto viene allestito un altare che resterà fino alla fine dei 49 giorni dopo la morte. Per far sapere allo spirito del morto del proprio arrivo, si scuote una piccola campanella. Il figlio primogenito coordina l’intero rito.
In occasione del shijuku-nichi, un monaco buddista recita i sutra insieme ai familiari che successivamente si riuniscono per il pranzo.

(fonte: http://www.casazen.com/cultura_giapponese_tradizionale.htm )

sabato 23 ottobre 2010

Eiko Hosoe



Eiko Hosoe è un artista giapponese fotografo e cineasta, artisticamente nato nel movimento sperimentale post-seconda guerra mondiale del Giappone. È conosciuto per le sue immagini psicologicamente cariche, dove spesso si spinge nell’esplorazione di argomenti come la morte, l’ossessione erotica, e l’irrazionalità.

Attraverso le sue amicizie e collaborazioni artistiche ha conosciuto e iniziata un’attività collaborativa con lo scrittore Yukio Mishima e artisti dell’avanguardia come la ballerina Tatsumi Hijikata.

IL KIMONO HOMONGI


Hōmongi: kimono elegante ma non troppo formale, usato in occasione di visite per uno scambio di doni o al futuro fidanzato, all’inizio dell’anno, una festa, il Shichigosan della propria figlia. Il motivo copre buona parte della superficie e passa sopra le cuciture (eba-moyō): questo richiede che la stoffa sia tagliata ed imbastita per disegnare i contorni, prima di tingerla, per essere sicuri che il disegno combaci una volta cucito il kimono. A seconda del grado di formalità un hōmongi può avere tre kamon o un solo kamon, solitamente ricamato (nui kamon), che è il tipo meno formale, ma talvolta anche dipinto (nakakage mon). Il nagajuban può essere di seta colorata o disegnata, per dare un tono più elegante si usa un date-eri in colore contrastante, fukuro obi e obiage ed obijime colorati.

Ne trovate qui

venerdì 22 ottobre 2010

Waraji



CALZATURE TRADIZIONALI IN CORDA DI PAGLIA
I sandali in fibra naturale di corda di paglia della tradizione giapponese: indossati nel passato da samurai, ashigaru, ronin, ma anche le persone comuni.
Oggi in Giappone sono indossati quasi solamente dai monaci buddhisti.
Possono essere legati in vari modi
Solitamente le dita davanti sporgono.

http://www.casazen.com/vita/accessori.htm

giovedì 21 ottobre 2010

Il kimono Kakeshita



http://www.casazen.com/vita/kimono-yayoi.htm
Il kakeshita è un furisode indossato sotto l’uchikake che può essere bianco o colorato, di seta monrinzu o in habutae (taffettà). L’obi per il kakeshita è di monrinzu bianco ed è annodato nello stile bunko. Sotto il kakeshita s’indossa un kimono detto shitagane. Una variante dell’uchikake è lo shiromoku, l’abito nuziale. Nel caso dello shiromoku, uchikake, kakeshita e shitagasane sono bianchi a simboleggiare la volontà della donna di imparare i costumi e le usanze della famiglia del marito e farle proprie. Tradizionalmente veniva indossato il primo dei tre giorni in cui si svolgeva la cerimonia nuziale. Il secondo giorno la donna indossava un abito rosso che serviva come scudo contro la sfortuna, mentre l’ultimo giorno indossava un kimono nero formale.

http://www.casazen.com/vita/kimono-yayoi.htm

mercoledì 20 ottobre 2010

KARAKURI

Le bambole karakuri sono degli automi meccanici realizzati in Giappone a partire dal 1600.

Come scrivevamo in un precedente post, la passione per i robot non è cosa nuova in Giappone :)




Come indossare lo Yukata

Eecco come indossare uno Yukata, da una fonte molto attendibile :)

Corso per indossare il kimono

Una pubblicità giapponese per invitare a frequentare corsi per indossare kimono:

martedì 19 ottobre 2010

Il kimono Kurotomesode




Kurotomesode 黒留袖 : il kimono più formale per la donna sposata. Ha lo sfondo nero e disegni colorati (kisho ) in basso a sinistra sullo uwamae, a formare un dipinto. Più la donna è anziana, più il disegno è vicino all’orlo. Questo kimono possiede 5 kamon, tre davanti e due dietro. Lo si indossa principalmente nelle cerimonie di nozze di familiari di primo grado o per visitare i santuari. Nagajuban e date-eri (striscia di tessuto raddoppiato, cucito all'interno dello scollo del kimono sullo uraeri, in modo che sporga un poco) sono bianchi di seta rinzu. Obiage e obijime anch’essi bianchi e color oro o argento, zori dorati o argentati. Il ventaglio (sensu) è tenuto chiuso e infilato nell'obi, a sinistra. Obidome in avorio, in metallo prezioso, intagliato e decorato con pietre. Si indossa a riunioni formali, ma mai a funerali e cerimonie del tè.

fonte: www.casazen.com

lunedì 18 ottobre 2010

Robot Giapponesi: donna cantante

Solo 15 anni fa se ne leggeva in qualche manga o si vedeva in qualche anime...pare che oramai i robot giapponesi, questi androidi iper estetici, stiano per uscire dal regno della fantasia...

(scusate lo slittamento nella modernità, ma anche in questo caso - come scoprirete nel prossimo post - il futuribile nipponico è saldamente legato alla cultura del passato...)

sabato 16 ottobre 2010

Storia del kimono


Volendo trovare delle linee guida per interpretare la storia del kimono (e per evitare dunque una piuttosto sterile elencazione) certamente possiamo ricercarle guardando al rapporto tra due punti focali:
- Influenza cinese
- Tradizione autoctona
Da questi due punti si dipanano sfumature, molte altre linee e zone che toccano vari aspetti di questo mondo e danno origine a nuove dinamiche.

Tenendo dunque a mente che l’influenza cinese (riguardo all’abbigliamento) toccò quasi essenzialmente l’aristocrazia, mentre il popolo continuava ad abbigliarsi in modo più autenticamente giapponese, iniziamo questa panoramica.

PERIODO PREISTORICO (250-552 d.C.)
Possiamo pressa poco conoscere l’abbigliamento di questo periodo da statuette di argilla a quanto pare utilizzate come suppellettili funebri (il loro nome è haniwa che indica la forma cilindrica e la cavità interna).
Per quanto siamo ancora lontanissimi dal kimono, possiamo però notare alcuni interessanti(ssimi) particolari:
- La linea di chiusura come nel kimono
- La forma a campana
- La decorazione tipica (scaglie di pesce)
Il primo particolare interessante è la linea diagonale di chiusura (o meglio sovrapposizione) delle due estremità anteriori del vestito. Per quanto ne sia speculare, la linea di chiusura del kimono moderno è pressoché identica: dall’attaccatura del collo al fianco opposto (all’altezza dell’anca), uno dei tratti distintivi del kimono come lo conosciamo.
Un altro punto di contatto, invero più labile, è rappresentato dai pantaloni “molto larghi”, che potrebbero essere i progenitori dello hakama.
Analizzando questo aspetto nella sua eccezione più generale, ovvero il rapporto tra abito di sopra e indumento di sotto, possiamo definire così il vestiario protostorico: l’abito superiore copre l’abito inferiore (pantaloni o gonna) fin sotto la vita.
 
ASUKA e NARA
I contatti con la Cina influenzano massicciamente la cultura aristocratica giapponese, tanto che l’abbigliamento di corte è sostanzialmente cinese (babbucce cinesi, sopraveste aperta ai lati, pantaloni. ).
Il popolo invece vestiva in maniera molto simile alle statuette haniwa (togliendo ovviamente i fronzoli...)
 
HEIAN (KAMINU e SAGA) 794-897
Come nel periodo precedente
 
HEIAN – FIJIWARA (897-1185)
In questo periodo cessano le continue relazioni con la Cina e inizia a sviluppare, nell’abbigliamento di corte, un proprio stile (sia per le tessiture che per le forme). Per quanto rimanga in uso il colletto stretto alla cinese, le maniche tendono ad allargarsi sempre di più, a rendere gli abiti sempre meno pratici e più “frivoli” e “estetici”.
È il periodo di massima raffinatezza ed esasperazione formale. La figura romantica della donna giapponese dai lunghi capelli neri e dal corpo nascosto sotto innumerevoli kimono viene proprio da questo periodo: questo stile si chiama juni-hitoe (12 strati di kimono sovrapposti: si intendono kimono non foderati, sopra ad una sottoveste ed allo hakama).
La moda maschile della corte Heitan prescriveva diversi tipi di abito in base al rango e all’occasione:
- SOKUTAI: l’abito di corte dei nobili
- NOSHI: abito riservato alla nobiltà di corte per occasioni mano formali (sostanzialmente un sokutai leggermente più sobrio)
 Passando ad abiti più “pratici”...
- KARIGINU:utilizzato dai nobili nelle battute di caccia. Era più “pratico” avendo le maniche predisposte ad essere alzate e fermate e per la minor lunghezza della gonna (veniva portata a cavallo)
- SUIKAN: una versione più pratica del koriginu, con la veste superiore che era più corte e infilata dentro ai pantaloni. Veniva usata da guerrieri che servivano i nobili, da alcuni civili in occasioni formali e dai guerrieri in genere nelle occasioni più formali.
Caratteristico di questi indumenti è la sopraveste in stile cinese, con il colletto stretto e rigido. Da notare però che l’abito incassato sotto di essa era molto simile al kimono (si chiamava KOSODE).
In sostanza se al Suikan (l’abito formale dei guerrieri che servivano – SABURO- i nobili) togliamo la sopraveste otteniamo il futuro completo formale del samurai (manca lo haori).
Popolo:
- Uomo: una sorta di Suikan semplice con pantaloni al ginocchio
- Donna: un Kosode e una gonna corta sotto al ginocchio
 
KAMAKURA (1185-1333) Inizia l’era del samurai.
Con l’inizio dello shogunato MINAMOTO la classe dirigente diventa di estrazione guerriera (gli uomini che vestivano in suikan insomma...). Infatti si nota un mutamento di direzione in campo estetico, verso una maggiore frugalità e praticità (credo che nel passaggio tra l’estetica Heitan e quella Kamakura, ovvero da aristocrazia a guerrieri, vi siano le origini di molte delle complessità e peculiarità dell’estetica giapponese: raffinatezza estrema – semplicità essenziale, ecc...).
Così l’abito “principe” (ovvero l’abito tipico del guerriero) fu lo HITATARE, composto da ampli hakama e una veste superiore che somiglia nelle maniche sempre al suikan (con lacci per fermarle in alto) ma che era aperto frontalmente come un moderno haori (non siamo molto lontani dall’haori).
L’abbigliamento tipico delle donne (intendiamo le donne di famiglia guerriera) era costituito da hakama con kosode (che fino a questo periodo era considerato una sottoveste – come lo juban oggi insomma). Le maniche del kosode, che in origine erano completamente aperte, vennero parzialmente strette.
L’inizio del moderno kimono. Molto particolare poi la “mise” della donna bukke per uscire in strada:
 
MUROMACHI (1338-1568)
Inizia con l’inizio dell’shogunato Ashikaga. La classe dirigente (corte shogunale e daimyo), oramai assuefatta al potere, inizia a indulgere in raffinatezze estetiche sempre maggiori (una sorta di “aristocratizzazione”), non seguiti su questa strada dalle famiglie samurai di rango inferiore, anzi spronate da questo “rammollimento” (ai loro occhi) dei costumi, ad aumentare la sobrietà della propria condotta ed estetica.
In sostanza nulla cambiò nella forma, poichè continuarono ad indossare abiti quasi identici allo Hitatare, solamente che al posto della seta li facevano confezionare in lino e con decorazioni più sobrie.
Due erano questi abiti: il SUŌ e il DAIMON (più formale). Il DAIMON presenta per la prima volta i cinque kamon che poi rimarranno caratteristica dell’abito formale.
L’abito femminile di base divenne il kosode per tutte le classi sociali (con le ovvie differenze di qualità, tessuto,ecc..) che le donne di rango più elevato abbinavano,nelle occasioni formali all’Uchikake (ovvero kimono dalla lunga gonna riccamente decorato, sia nel ricamo che nei colori).
In estate l’uchikake veniva indossato in maniera molto particolare: veniva legato in vita e lasciato cadere dalle spalle. Sotto emergeva in kosode che a sua volta era infilato in uno hakama e strascico (questo stile è chiamato koshi-maki).
I normali cittadini (e quelli di rango più elevato)fecero un loro indumento utilizzato inizialmente dai venditori di strada, un soprakimono a giacca che pare essere il precursore dello haori, il dōbuku.
Ovviamente neppure in questo periodo mancarono, alla corte di molti Daimyo, sofisticazioni estetiche di rilievo (nella moda femminile), incentrate sulle decorazioni più che sul tipo di abbigliamento (permaneva insomma l’abbinamento kosode+uchikake).
 
EDO (TOKUGAWA) 1603-1868
In questo lungo periodo di pace e isolamento (tutti gli stranieri occidentale – salvo poche eccezioni – vennero cacciati dal Giappone) nasce il più classico stile di abbigliamento del Samurai (l’icona del Samurai) ovvero: kimono+kamishmo+hakama.
Nelle occasioni più formali a volte veniva indossato uno hakama a strascico, ma nella vita quotidiana era più corta, in pratica all’altezza della caviglia.
Questo abbigliamento ispirò lo stile della maggior parte degli uomini comuni “civili” di riguardo (come studiosi benestanti), e l’austero gusto delle famiglie samurai cedette il passo – nell’ambito della moda femminile – a stili più moderni e appariscenti.
Infatti, le donne delle classi cittadine emergenti non di famiglia samurai, presero a modello gli stili di corte e soprattutto dagli attori teatrali. Si diffuse così tra le donne nubili, il kimono a manica molto lunga – furisode – con decorazioni molto appariscenti.
Inoltre è in questo periodo che lo obi, da sempre cintura di corda e tessuto, inizia a svilupparsi in un indumento a se stante (per quanto riguarda la lavorazione, il pregio, il valore,...).
Le distinzioni nel vestire iniziano ad essere basate più sulla ricchezza, che sulla classe sociale (è solo un inizio ovviamente: le strutture di classe sono ancora salde).
Tutto questo mondo però cambierà in maniera repentina in pochi anni, nel periodo che coincide con l’inizio della restaurazione Meiji.
 
MEIJI (1868-1912)
L’influsso europeo è subitaneo e massiccio (e inoltre voluto e imposto dall’ “alto”). Vengono adottate le divide militari di stile europeo sia per i soldati che per la nobiltà (l’Imperatore stesso viene ritratto in uniforme “europea”), nonché per gli studenti (in una versione nipponica della divisa dei cadetti prussiani).
In questo periodo di velocissimi mutamenti (e di grande fascino, originalità e fervore creativo) si generarono effetti estetici molto particolare, di commistione tra elementi occidentali e giapponesi (kimono + baffi alla prussiana - hakama+scarpe- ecc... ).
Il kimono tradizionale rimane comunque l’abito per le donne, cambia il modo di portarlo: non più lungo e svolazzante, ma ben chiuso e misurato alla caviglia, con obi importanti e di pregio.
L’uomo delle classi elevate invece indossa il kimono in casa e nelle feste paesane e popolari, nei riti religiosi, in altre occasioni formali. Scompare completamente, assieme a chi lo indossava, il kamishima.
   
Dopoguerra
La II guerra mondiale diede il colpo di grazia al kimono (anche nella moda femminile); le difficoltà pratiche susseguenti alla guerra resero il kimono un indumento troppo costoso e troppo poco pratico. Inoltre l’influenza occidentale si ravvivò ancora di più.
L’effetto fu che il kimono quasi scompare totalmente.
 
OGGI
Paradossalmente la rinascita dell’interesse verso il kimono pare avere terreno fertile in Occidente (grazie anche a casazen.com ) e in Giappone si manifesta un rinnovato interesse per il kimono che sta portando allo sviluppo di nuovi stili (maniche iper-lunghe), nuove tecniche (kimono stampati con stili generati al computer) e originali commistioni (Kenzo, Casazen :)...)

venerdì 15 ottobre 2010

Il Kimono in occidente




E’ assolutamente evidente che il kimono (intendo con questo termine tutti gli abiti tradizionali giapponesi) è figlio della cultura (e dell’ambiente) Giapponese e da questo derivano una serie di problemi per chi volesse indossarlo in un contesto culturale occidentale.

Prima di entrare nel merito vorrei però esaminare sinteticamente i motivi per cui un occidentale vuole possedere un kimono (escludendo dalla trattazione il motivo del mero possesso, per fini estetici o di collezionismo): per indossarlo in privato come veste da casa; per indossarlo privatamente per dare risalto ed un tocco di “esoticità” alla bellezza della propria persona; per partecipare ad eventi culturali giapponesi; per dare un tocco originale ad un vestito in occasione di un ricevimento o una festa; per la pratica delle arti e discipline tradizionali nipponiche.
Possiamo dividere le occasioni sopra citate in due categorie: quelle occidentali (feste, ricevimenti, l’ambito privato) e quelle giapponesi (vie tradizionali, eventi giapponesi).

Queste due categorie portano a delle scelte molto differenti, poiché le categorie “giapponesi” impongono una scelta difficile e rispondente ai canoni della tradizione, mentre quelle “occidentali” portano a delle scelte basate sulla propria personale percezione estetica.

Iniziamo dalle categorie “giapponesi”: le prescrizioni relative all’abbigliamento tradizionale sono molto rigorose. L’abito deve essere scelto in base all’evento (matrimonio, visita di cortesia, cerimonia del tè….) ed in base alla formalità dello stesso (ci sono vari gradi di formalità per un medesimo evento: cerimonia del tè, visite di cortesia…).
Inoltre si presuppone che chi ha un gusto raffinato sappia scegliere l’abito in base alla stagione ed ai suoi colori.
Tali scelte non cadono solamente sul tipo di kimono, ma anche sulla tessitura, il materiale, gli accessori.
L’occidentale che volesse conformarsi a questi canoni troverà in primis la difficoltà della misura: è evidente che le proporzioni del tipo medio giapponese siano differenti da quelle del tipo medio europeo. Il problema maggiore che ne deriva risiede nella lunghezza delle maniche dei kimono (soprattutto da uomo), essendo le braccia del tipo europeo mediamente più lunghe.
Ovviamente la seconda difficoltà risiede nell’altezza, essendo sempre più frequente in occidente un’altezza abbondantemente al di sopra dei 180cm.
Un altro problema è legato al colore dei capelli: i colori chiari (bianco escluso) non si adattano facilmente al kimono (questo deriva ovviamente dal fatto che il kimono è stato creato e si è sviluppato esteticamente per vestire persone dai capelli neri).
Per quanto riguarda le donne può essere problematico un fisico molto formoso (un seno molto abbondante, fianchi molto larghi), poiché l’obiettivo del kimono femminile è proprio quello di annullare le formosità del corpo in un aspetto globale “cilindrico” o comunque piatto, su cui risaltano il volto, l’acconciatura ed il nodo dello Obi.

L’altro ambito di difficoltà sta nelle capacità di scelta dell’abito “giusto”: sono necessarie una conoscenza piuttosto profonda della tematica ed una certa sensibilità estetica. La prima può essere ottenuta con lo studio mentre la seconda non può che derivare da una profonda frequentazione del mondo (e della filosofia) estetica giapponese.

L’ultima difficoltà (la maggiore) sta non nell’abito ma nel rapporto tra abito e corpo, ovvero nelle movenze.
Solo indossando un kimono si può comprendere questo punto, e quanto sia forte la relazione tra il modo di vestire e la gestualità, le movenze del corpo e le modalità culturali di abbigliamento.
In linea di massima posso dire che il kimono costringe ad un portamento più controllato e rigoroso ed una maggiore attenzione al proprio corpo: ed ecco che attraverso un abito noi partecipiamo della cultura giapponese.

Collezione Kimono e Haori Vintage autunno



Ecco una selezione di kimono e haori vintage originali giapponesi: http://www.casazen.com/vita/kimono-collezione-koyo.htm

Tomesode: kimono con le maniche accorciate (tome-sode significa appunto accorciare le maniche) indossato da donne sposate

Kurotomesode 黒留袖 : il kimono più formale per la donna sposata. Ha lo sfondo nero e disegni colorati (kisho ) in basso a sinistra sullo uwamae, a formare un dipinto. Più la donna è anziana, più il disegno è vicino all’orlo. Questo kimono possiede 5 kamon, tre davanti e due dietro. Lo si indossa principalmente nelle cerimonie di nozze di familiari di primo grado o per visitare i santuari. Nagajuban e date-eri (striscia di tessuto raddoppiato, cucito all'interno dello scollo del kimono sullo uraeri, in modo che sporga un poco) sono bianchi di seta rinzu. Obiage e obijime anch’essi bianchi e color oro o argento, zori dorati o argentati. Il ventaglio (sensu) è tenuto chiuso e infilato nell'obi, a sinistra. Obidome in avorio, in metallo prezioso, intagliato e decorato con pietre. Si indossa a riunioni formali, ma mai a funerali e cerimonie del tè.

Hōmongi: kimono elegante ma non troppo formale, usato in occasione di visite per uno scambio di doni o al futuro fidanzato, all’inizio dell’anno, una festa, il Shichigosan della propria figlia. Il motivo copre buona parte della superficie e passa sopra le cuciture (eba-moyō): questo richiede che la stoffa sia tagliata ed imbastita per disegnare i contorni, prima di tingerla, per essere sicuri che il disegno combaci una volta cucito il kimono. A seconda del grado di formalità un hōmongi può avere tre kamon o un solo kamon, solitamente ricamato (nui kamon), che è il tipo meno formale, ma talvolta anche dipinto (nakakage mon). Il nagajuban può essere di seta colorata o disegnata, per dare un tono più elegante si usa un date-eri in colore contrastante, fukuro obi e obiage ed obijime colorati.

Tsukesage: durante la Seconda Guerra Mondiale, lo hōmongi divenne un bene di lusso e quasi scomparve perché il popolo era costretto ad uno stile di vita semplice e frugale. Tuttavia qualche ricco personaggio di spicco desiderava indossarlo ugualmente. Di conseguenza nacque lo tsukesage-hōmongi, un sostituto più economico per l’esclusivo e lussuoso hōmongi. In questo tipo di kimono, il pattern è lo stesso davanti e dietro, ha cioè un unico verso, è dipinto direttamente dall’artista su un unico rotolo (tanmono). È utilizzato da donne sposate e non. Il termine tsukesage indica il modo di dipingere il tessuto.


Komon: kimono con motivo distribuito su tutta la superficie, di solito a stencil. In genere è informale. Rispetto al komon comune (disegni in stile kijaku), l’edo komon, ha disegni molto piccoli e può essere utilizzato come kimono formale. Lo tsukesage komon viene disegnato con la stessa tecnica usata per lo tsukesage homongi.

PERFORMANCE L'Amante dei Fiori Cadenti




Una performance incentrata sulla percezione della caducità della bellezza, il sentimento definito in giapponese MONO NO AWARE.

Nyotaimori: mangiare su corpi nudi




Pare che stia diventando un trend anche in Italia: dai locali giapponesi a quelli italiani.
Ovviamente infervora la polemica...ma tutti lo trovano interessante (...diciamo curioso...)


Ecco cosa ci dice Wikipedia:
Il termine Nyotaimori (女体盛り, Nyotaimori? , "presentazione del corpo femminile"), indica la pratica di mangiare sashimi o sushi dal corpo di una donna, tipicamente nuda. Questa è una pratica di feticismo sessuale giapponese che di recente è stata introdotta nei ristoranti di lusso degli Stati Uniti d'America. Spesso ci si riferisce a ciò anche come body sushi (sushi del corpo).
La temperatura dei cibi è molto vicina alla temperatura del corpo umano proprio per la modalità con cui viene servito, che viene visto da alcuni come un difetto e da altri un vantaggio.


Sempre in ambito di tendenze giapponesi, sta prendendo sempre più piede in occidente un tipo particolare di massaggio erotico condotto con uno speciale gel derivato dall'alga Nori, il massaggio Nuru, ecco qui di cosa si tratta

giovedì 14 ottobre 2010

BARBIE E KEN GIAPPONESI



La Mattel ha sfornato due nuovi modelli di Barbie e Ken...dovrebbero essere abbigliati in stile giapponese, da geisha e da samurai...a vedere la foto però...