martedì 3 gennaio 2012

La fotografia del Giappone (1860-1910). I capolavori.

Dal 17 dicembre 2011 al 1 aprile 2012
Istituto Veneto Scienze Lettere ed Arti, Palazzo Franchetti - VENEZIA


Si apre sabato a Palazzo Franchetti, sede dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti di Venezia, la mostra “La fotografia del Giappone (1860-1910). I capolavori”, la prima retrospettiva in Italia dedicata ai grandi interpreti giapponesi e europei che operarono nell’abito fotografico tra il 1860 e i primissimi anni del 900.


L’esposizione propone 150 stampe originali, i capolavori di uno dei più importanti capitoli della storia della fotografia – nata in Europa ma subito sperimentata in Giappone – proprio nel periodo in cui, abbandonando un isolamento che durava da trecento anni, il Paese del Sol levante si apriva all’America e all’Europa, influenzando, con le immagini e le espressioni della sua creatività, il gusto dell’intero Occidente.


Il percorso espositivo, organizzato per sezioni, è arricchito anche dalle opere di alcuni grandi fotografi delle origini, primo fra tutti l’inglese Felice Beato (1833 – 1907) che, con un piccolo gruppo di artisti giapponesi, diede vita a uno stile, chiamato Scuola di Yokohama, e a una tecnica particolare. Questi personaggi riuscirono a unire la fotografia, la forma artistica più d’avanguardia di quel tempo, con la tradizione delle grafiche giapponesi, realizzando stampe fotografiche su carta all’albumina delicatamente colorate singolarmente a mano da raffinati artigiani.


Le immagini offrono una straordinaria rappresentazione del paesaggio e della cultura giapponese: dalla natura “educata” dalla cultura fino al profondo rapporto tra la fotografia e le stampe del ukiyo-e, l’immagine della donna còlta nei molteplici aspetti della bellezza sublime, come in quello dei mestieri e delle attività della casa, della bottega e dei campi e della donna di piacere, ritratta nei quartieri a luci rosse chiamati “città senza notte”. La relazione fra il sacro e il profano viene esaminata attraverso una serie di fotografie che ritraggono le attività lavorative e altre scene di vita comune, i templi, le cerimonie e le feste.


La mostra si conclude con le opere dei grandi interpreti della fotografia giapponese e straniera, come Kusakabe Kimbei, considerato il maestro nel realizzare sofisticate fotografie all’albumina colorate a mano.PB


Aperto tutti i giorni escluso il martedì
Orari: 10 – 18
Biglietti: Intero € 9,00; ridotto € 7,50


(da http://www.venezia.net/blog-eventi/9563/la-fotografia-del-giappone-1860-1910-i-capolavori)


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Non l'abbiamo ancora visitata ma riporto il commento di una amica che lo ha fatto. E' rimasta piuttosto delusa dalla rappresentazione monocorde della figura femminile, ritratta nella sua bellezza asservita e sottomessa.
Peccato. Ma tipico degli osservatori "esterni", come era appunto il fotografo inglese (e come lo sono i curatori della mostra).

Nella cultura tradizionale giapponese la donna è sicuramente asservita ma non solo. La figura femminile ha anche forti caratteristiche di enorme prestigio e di grande libertà.
Solo per fare alcuni esempi: il popolo giapponese è uno dei pochissimi al mondo ad avere come divinità suprema una divinità femminile (Amaterasu-no-kami).
Importantissimo è il ruolo delle donne-sciamano-indovine che godettero di grande prestigio come molte badesse buddhiste.
O ancora non è da dimenticare che il primo romanzo della storia (a detta di molti) fu scritto proprio da una donna giapponese, Murasaki Shikibu, attorno all'anno 1000 (Il Genji Monogatari).

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