mercoledì 17 novembre 2010

Zen e Wabi sabi

Il nome CASAZEN ovviamente non nasce dal nulla...tralasciando (per ora) la prima parte del nome, concentriamoci sulla seconda, lo Zen:

Il termine zen è la lettura giapponese del vocabolo cinese chan, che significa letteralmente "meditazione". In Cina la dottrina chan ebbe una grande diffusione soprattutto durante il periodo Tang (618 – 907). Importata in Giappone già durante il periodo Heian, si diffuse solo a partire dal periodo Kamakura dando origine a due scuole indipendenti: la scuola Rinzai, fondata dal maestro Eisai (1141 - 1215), e lascuola Sōtō, fondata da Dōgen (1200 - 1253), discepolo di Eisai.  
Lo zen è la ricerca dell’illuminazione personale, cioè del raggiungimento di una comprensione intuitiva della realtà (satori), non attraverso la ragione, ma con lunghe sedute di meditazione (zazen) e attraverso l'attenzione esercitata anche nelle occupazioni più semplici. Il ragionamento e la logica impediscono il satori, in quanto imprigionano la realtà in una gabbia di concetti precostituiti, riduttivi e illusori. Per questo motivo l'addestramento zen prevede che il maestro sottoponga all’allievo delle domande (kōan) che sono in realtà paradossi logici a cui quest’ultimo trova risposta solo nella meditazione. L’allievo impiega molto tempo a raggiungere l’intuizione e spesso i suoi errori vengono puniti molto duramente dal maestro. Questa dottrina non ricorre ai libri come mezzo di trasmissione, ma può essere appresa solamente dall'insegnamento diretto che guidi ad una esperienza vissuta personalmente.
Il buddismo zen si è diffuso largamente durante il periodo Kamakura perché la sua semplicità dottrinale, il suo richiamo ad una morale semplice e austera, alla meditazione e all'autocontrollo ben si accordavano con i valori ed il modo di vivere della classe dei guerrieri al potere. In campo artistico questi ideali si sono tradotti in quella concezione estetica semplice e sobria, raffinata ma essenziale che viene descritta in una parola dal termine shibui 渋い che in origine descrive un gusto allappante.
Tale concezione è esemplificata da alcune forme d'arte fiorite a partire dall'età medioevale: la pittura a inchiostro di china (sumi-e o suibokuga), la costruzione di giardini con acqua o "asciutti", la cerimonia del tè (cha no yu o chadō o sadō), l'arte di disporre fiori (ikebana).  
侘び寂び WABI SABI
Nella cerimonia del the trova espressione l’ideale estetico del wabi-sabi, amante dell’imperfezione, dell’incompletezza; un ideale che porta ad apprezzare oggetti imperfetti, di fattura rustica e non definita, realizzati con materiali naturali grezzi, dalla superficie ruvida decorate con figure irregolari. Wabi si riferisce alla bellezza dell’asimmetria di una decorazione che riflette la manualità dell’artigiano opposta alla perfezione di una macchina senz’anima. Sabi è la bellezza che deriva dallo trascorrere del tempo.
(fonte: CASAZEN)

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