venerdì 22 agosto 2008
Un libro da leggere: "Vita e morte di Yukio Mishima"
Le scelte di vita (e di morte) di Yukio Mishima lo hanno reso un autore letterario al contempo noto(rio) e sconosciuto, nel senso che se ne parla molto ma lo si conosce poco, sia per la sua (vasta) opera sia per la sua biografia ed il suo pensiero.
Il libro in questione ha il pregio di essere stato scritto da un giornalista che ha avuto modo di conoscere e frequentare Mishima e risulta pertanto una lettura interessantissima.
Personalmente ritengo comunque che Mishima abbia parlato moltissimo di sé (e forse nella maniera più sincera) nelle sue opere letterarie e che forse la sua biografia possa paradossalmente far perdere di vista l'essenza della sua vita, volta alla fusione della carne e dell'ideale (semplificando oltremodo...).
Francamente, e con tutto il dovuto rispetto per l'autore della biografia, ritengo che le considerazioni personali dell'autore riguardo alle scelte di vita di Mishima siano fuori luogo e dimostrino o una colpevole superficialità / insensibilità o un timore di essere "troppo affascinato" dalla figura di Mishima.
Un'allodola canta...
Un uomo fronteggia
il sole rosso
( libera traduzione da un Haiku di Issa)
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IL LIBRO
25 novembre 1970, Quartier generale della base militare di Ichigaya, a Tokyo. Yukio Mishima – uno dei più importanti scrittori e intellettuali giapponesi del ’900 – si uccide facendo seppuku, il tradizionale suicidio per sventramento. Pochi minuti prima, con l’aiuto di quattro membri del Tatenokai (l’associazione paramilitare da lui fondata nel 1968), aveva preso in ostaggio il generale a capo della guarnigione, e aveva incitato inutilmente i soldati dello Jietai (le Forze armate di autodifesa) alla ribellione contro la progressiva «occidentalizzazione » della nazione nipponica, una ribellione che aveva come scopo la restaurazione dell’autorità imperiale e della potenza militare giapponese.Henry Scott Stokes, inviato del «Times» a Tokyo e amico intimo di Mishima, fu l’unico occidentale a poter assistere alle varie fasi del processo che ne seguì, ed è da questo avvenimento che il giornalista prende spunto per narrarci la vita di un personaggio straordinario. Romanziere, saggista, autore teatrale, attore e regista, cultore di arti marziali e di body building, Mishima è stato un artista affascinante e discusso (anche a causa della sua malcelata omosessualità), nonché lo scrittore giapponese più conosciuto e tradotto in Occidente. Scott Stokes lo racconta amalgamando sapientemente le numerose esperienze vissute con lui (le interviste, le cene e i party, le vacanze a Shimoda, e, soprattutto, l’addestramento del Tatenokai sulle pendici innevate del monte Fuji), le testimonianze raccolte direttamente da familiari, colleghi e amici, e la disamina, lucida e puntuale, delle opere più importanti (dall’autobiografico Confessioni di una maschera a Il Padiglione d’oro, considerato da molti il suo capolavoro, dal premonitorio Sole e acciaio alla tetralogia di Il mare della fertilità, l’ambiziosa opera che chiude il percorso artistico ed esistenziale dello scrittore). Ne emerge la figura di un uomo brillante, inquieto, contraddittorio ed estremamente complesso, un artista di levatura tale da indurre il premio Nobel Yasunari Kawabata, suo amico e mentore, a dichiarare: «Mishima ha un talento straordinario, e non è solo un talento giapponese, è un talento su scala mondiale. Uno scrittore del suo calibro nasce soltanto ogni due o tre secoli».
L'AUTORE
HENRY SCOTT STOKES ha lavorato come giornalista sia per il «Times» di Londra che per il «New York Times». Nel 2000 ha pubblicato The Kwangju Uprising. Eyewitness Press Accounts of Korea’s Tiananmen. Vive a Tokyo.
PAGINE: pp. 440
ILLUSTRAZIONI: N° 1 b/n, 38 b/n f.t.
FORMATO: cm. 14x21
PREZZO: euro 24,00
EDITORE: Lindau
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venerdì 8 agosto 2008
MASUKOTTO NINGYO
Le Masukotto Ningyo (dal francese “mascotte”) erano bambole raffiguranti donne o ragazze che le donne giapponesi donavano ai soldati durante la guerra del Pacifico (dagli anni ’30 alle Seconda Guerra Mondiale).
Erano solitamente semplici, realizzate con scampoli di kimono o altri abiti e spesso scuole e associazioni, organizzavano corsi per insegnare alle ragazze a realizzarle.
Anche i piloti del Kamikaze Tokkotai spesso compivano il loro ultimo volo con la tenera compagnia di una di queste bambole, chiamate in questo caso Tokko-Ningyo.
Tutto questo inoltre pare collegarsi alla tradizione degli amuleti che solitamente i samurai portavano addosso (Omamori) ed alla concezione tipicamente giapponese (shintoista) secondo la quale anche le bambole hanno una loro “anima” chiamata Tamashi che è emanazione dello spirito di chi ha realizzato la bambola.
venerdì 11 luglio 2008
IL CUORE DELLE COSE
Un passo molto interessante:
<<mono no aware. All'inzio era un semplice aa oppure "hare: "Aa che speldida luna!", "Hare che bel fiore!", che poi si fuse in aware.
Si trattava di eesclamazioni di piacevole sorpresa del tipo "La luna velata, aware!", con le quali si intendeva sottolineeare qualcosa di bello, qualcosa la cui vista destava un acuto coinvolgimento personale.
Successivamente aware si scrisse con il carattere di tristezza, dispioacere, pietà: una sensazione di melanconia, molto spesso suscitata prorpio dalla bellezza di ciò che si sta ammirando e dalla consapevolezza che è destinata a sfiorire.
Mono no Aware è la sensibilità delle cose e nasce dal raporto tra vita e sogno, realtà e visione, natura e arte, sentimento e passione.
Giungere al cuore delle cose (mono no kokoro) significa possedere la capacità di interagire con il mono no aware e ciò sta alla base della cultura estetica, della poesia, del narrare.>>
<<mono no aware. All'inzio era un semplice aa oppure "hare: "Aa che speldida luna!", "Hare che bel fiore!", che poi si fuse in aware.
Si trattava di eesclamazioni di piacevole sorpresa del tipo "La luna velata, aware!", con le quali si intendeva sottolineeare qualcosa di bello, qualcosa la cui vista destava un acuto coinvolgimento personale.
Successivamente aware si scrisse con il carattere di tristezza, dispioacere, pietà: una sensazione di melanconia, molto spesso suscitata prorpio dalla bellezza di ciò che si sta ammirando e dalla consapevolezza che è destinata a sfiorire.
Mono no Aware è la sensibilità delle cose e nasce dal raporto tra vita e sogno, realtà e visione, natura e arte, sentimento e passione.
Giungere al cuore delle cose (mono no kokoro) significa possedere la capacità di interagire con il mono no aware e ciò sta alla base della cultura estetica, della poesia, del narrare.>>
venerdì 4 luglio 2008
IL SUSINO GIAPPONESE
Il susino giapponese si chiama UME ed ha grande importanza nell'arte nipponica.
E' presente sia come motivo ornamentale (dai kimono, ai kamon: i simboli di clan), sia come tipico soggetto pittorico (nei vari stili), sia nella poesia tradizionale, come simbolo della primavera.
Si ritiene, visto il suo legame con la primavera e dunque la "rinascita" della vitalità naturale, che protegga dagli influssi maligni e negativi.
La delicatezza dei petali chiari e la loro forma umile, il loro stagliarsi sulla corteccia scura dell'albero, rappresentano un vero e proprio "canone" dell'estetica giapponese.
Ho scritto queste brevi note ispirato da un kimono presentato questa settimana su Casazen (clicca qui per vederlo) che appunto è caratterizzato da una decorazione di Ume stilizzati.
E' presente sia come motivo ornamentale (dai kimono, ai kamon: i simboli di clan), sia come tipico soggetto pittorico (nei vari stili), sia nella poesia tradizionale, come simbolo della primavera.
Si ritiene, visto il suo legame con la primavera e dunque la "rinascita" della vitalità naturale, che protegga dagli influssi maligni e negativi.
La delicatezza dei petali chiari e la loro forma umile, il loro stagliarsi sulla corteccia scura dell'albero, rappresentano un vero e proprio "canone" dell'estetica giapponese.
Ho scritto queste brevi note ispirato da un kimono presentato questa settimana su Casazen (clicca qui per vederlo) che appunto è caratterizzato da una decorazione di Ume stilizzati.
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venerdì 27 giugno 2008
LA GRU DEL GIAPPONE
Oggi ho presentato su Casazen un nuovo kimono, un Uchikake decorato con molte Gru giapponesi (Gru Japonica, Tsuru in giapponese).
La Gru in Giappone è considerata una sorta di tesoro nazionale e di simbolo condiviso in tutte le arti per rappresentare la longevità (la leggenda vuole che le gru vivano 1000 anni), bi buona sorta e di fedeltà (nella coppia soprattutto): per questo è un simbolo particolarmente utilizzato nelle cerimonie nuziali.
Mentre rifletttevo sulla bellezza di questa simbologia, che nasce dalla natura delle cose per trasfigurare nel mondo dell'ideale, mi sono imbattuto in una triste immagine, che mi ha fatto pensare a quanto labile sia a volte la nostra umana tendenza all'ideale, al bello e come essa possa essere facilemente distrutta dalla banalità del male che possiamo compiere:
Da creatura elegante e libera a povero animale imprigionato...la sua innata dignità, propria di tutte le creature ma in certune così evidente e stimolante anche agli occhi dell'uomo, così banalmente derubata e sfregiata.
venerdì 20 giugno 2008
GENJIGURUMA
Prendo spunto da un kimono presentato in questi giorni su Casazen per una breve spiegazione di questo ricorrente motivo decorativo giapponese, genjiguruma appunto...
Tale motivo è una stilizzazione del carro trainato solitamente da buoi o da umani che veniva utilizzato dalla aristocrazia di corte di epoca Heian, caratterizato anche dalle enormi ruote.
Esso appare come decorazione o in forma di carro (stilizzato) o in forma di sola ruota (stilizzata).
Tale carro è stato reso celebre dal roimanzo Genji Monogatari in cui fa un pò la funzione di una limousine in un romanzo moderno :)
(quello in foto è una riproduzione, utilizzata per festività o celeebrazioni. Quello disegnato è invece un'illustrazione del romanzo Genji Monogatari)
venerdì 13 giugno 2008
TAIKO - tamburi giapponesi in tour
Annunciato il tour italiano di Kurumaya Masaaki, Maestro di Taiko Do, Via della Percussione dei Tamburi Giapponesi.
Dopo il successo del 2007, KURUMAYA MASAAKI ritornerà in Italia per il nuovo tour che toccherà le città di Lerici (SP), Fiesole (FI) e Genova. Lo affiancheranno i gruppi di Taiko di cui è leader, ispiratore e Maestro: il Wadaiko Za Miyama, il Kurumaya Group e il gruppo italiano KyoShinDo. A Genova anche rinomati artisti come Joji Hirota e Tadashi Endo.
I concerti di Kurumaya Masaaki sono spettacoli imperdibili ed emozionanti: la potenza delle percussioni giapponesi, il dinamismo e l'energia espressa nei gesti, l'eccellenza del suono e l'armonia tra gli artisti rapiscono lo spettatore in una dimensione superiore.
Kurumaya Masaaki, concertista e portavoce dello stile tradizionale del Mitsuuchi e Maestro della Via del Taiko, affascina ogni pubblico e lo trascina con la forza espressiva delle sue improvvisazioni, con l'infinita ricchezza di effetti del suono.
Vedendo suonare il Maestro Kurumaya si gusta un'emozione mai provata.
Tour italiano estate 2008
Il 28 giugno il tour inizierà a Lerici (La Spezia), in occasione del Mondomare Festival, organizzato dal Teatro genovese dell'Archivolto e dedicato quest'anno al tema "Isole". Il Giappone sarà rappresentato dal suono tradizionale del Taiko. Lo spettacolo inizierà alle ore 22.30, presso la rotonda Vassallo, ingresso libero. Per info: http://www.mondomarefestival.it/, http://www.kyoshindo.org/.
Il 2 luglio Kurumaya Masaaki ritornerà sul suggestivo palco del Teatro Romano di Fiesole (Firenze), all'interno del programma del festival culturale Estate Fiesolana. Lo spettacolo inizierà alle 21:15, ingresso € 15,00, ridotto € 13,00. Per info: http://www.estatefiesolana.it/, http://www.kyoshindo.org/.In entrambi i concerti Kurumaya Masaaki si esibirà con il gruppo Wadaiko Za Miyama, il Kurumaya Group e il gruppo italiano KyoShinDo.
Il 5 luglio a Genova, il Maestro Kurumaya parteciperà al 17° Festival Musicale del Mediterraneo nell'ambito della serata Suoni e Immagini per Akira Kurosawa. Lo spettacolo si terrà al Porto Antico, alle ore 21:00. Il Direttore del Festival Musicale del Mediterraneo, Davide Ferrari, ha invitato tre tra i maggiori artisti giapponesi conosciuti in Europa a celebrare, con la loro arte, l'opera del grande regista cinematografico giapponese.Renderanno omaggio ad Akira Kurosawa con le loro performance, oltre al Maestro Kurumaya e al gruppo KyoShinDo, l'eclettico musicista Joji Hirota e il danzatore Butoh, Tadashi Endo.Per info: http://www.echoart.org/, http://www.kyoshindo.org/.
Per ulteriori chiarimenti e informazioni sul Taiko, sul Maestro Kurumaya e sui gruppi che lo affiancheranno nel tour nonchè che per richieste di immagini e comunicato stampa completo, vi prego di rivolgervi a Silvia Presenti silviapresenti@gmail.com e di consultare il sito http://www.kyoshindo.org/
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venerdì 16 maggio 2008
KIMONO E FIAMME LEGGENDARIE
L'abito ritratto nella foto qui sopra è uno Juban (veste che si porta sotto il kimono vero e proprio) da donna, adatto ad essere indossato con un kimono Furisode (ovvero a maniche lunghe, proprio delle ragazze nubili).
Ho presentato oggi tale abito su Casazen (vedi a questa pagina): questo abito mi ricordava qualcosa e solo da poco ho realizzato cosa.
Si tratta di una leggenda giapponese riportata (come tante altre) da Lafcadio Hearn (informazioni su di lui qui) che ha come "protagonista" proprio un kimono, per quanto si tratti di un abito differente da questo...
La leggenda è grossomodo questa:
nella città di Yedo all'epoca dei Tokugawa, una bella fanciulla (figlia di mercanti) si innamorò di un bellissimo samurai.
Per tentare di attirare la sua attenzione si fece confezionare un kimono furisode dello stesso colore e con decorazioni simili al kimono di corte del samurai.
Lo indossava sempre...
Lo "stratagemma" non servì e la fanciulla morì sola a causa delle pene d'amore.
Il suo abito finì nelle mani di un bonzo che lo vendette ad una donna. Dopo poco tempo questa donna iniziò a comportarsi stranamente sentendosi perseguitata dalal visione di un bellissimo samurai che la faceva morire d'amore. Lo ridiede al monaco, questo lo rivendette e di nuovo si ripresentò il problema, ed anzi una donna ne morì!
Il monaco allora decise di esorcizzare e distruggere l'abito col fuoco e lo gettò in un falò preparato al suo tempio.
Ma quando l'abito prese fuoco le fiamme si alzarono altissime e in forma di caratteri sacri buddhisti (che componevano l'invocazione a Buddha che la bella innamorata sempre ripeteva) volarono sopra i tetti e scatenarono un incendio che bruciò tutta la città (tale ricorrenza è ancora ricordata a Tokyo).
Ebbene, il colore rosso-fuoco o rosso-amore di questo juban, assieme agli uccelli dorati che paiono uccelli in fiamme che volano in un cielo di fuoco, mi ha fatto tornare in mente questa leggenda che avevo letto tempo fa.
Ho presentato oggi tale abito su Casazen (vedi a questa pagina): questo abito mi ricordava qualcosa e solo da poco ho realizzato cosa.
Si tratta di una leggenda giapponese riportata (come tante altre) da Lafcadio Hearn (informazioni su di lui qui) che ha come "protagonista" proprio un kimono, per quanto si tratti di un abito differente da questo...
La leggenda è grossomodo questa:
nella città di Yedo all'epoca dei Tokugawa, una bella fanciulla (figlia di mercanti) si innamorò di un bellissimo samurai.
Per tentare di attirare la sua attenzione si fece confezionare un kimono furisode dello stesso colore e con decorazioni simili al kimono di corte del samurai.
Lo indossava sempre...
Lo "stratagemma" non servì e la fanciulla morì sola a causa delle pene d'amore.
Il suo abito finì nelle mani di un bonzo che lo vendette ad una donna. Dopo poco tempo questa donna iniziò a comportarsi stranamente sentendosi perseguitata dalal visione di un bellissimo samurai che la faceva morire d'amore. Lo ridiede al monaco, questo lo rivendette e di nuovo si ripresentò il problema, ed anzi una donna ne morì!
Il monaco allora decise di esorcizzare e distruggere l'abito col fuoco e lo gettò in un falò preparato al suo tempio.
Ma quando l'abito prese fuoco le fiamme si alzarono altissime e in forma di caratteri sacri buddhisti (che componevano l'invocazione a Buddha che la bella innamorata sempre ripeteva) volarono sopra i tetti e scatenarono un incendio che bruciò tutta la città (tale ricorrenza è ancora ricordata a Tokyo).
Ebbene, il colore rosso-fuoco o rosso-amore di questo juban, assieme agli uccelli dorati che paiono uccelli in fiamme che volano in un cielo di fuoco, mi ha fatto tornare in mente questa leggenda che avevo letto tempo fa.
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lunedì 21 aprile 2008
SAYOKO ONISHI in Italia a Chioggia - 2 maggio
La famosa artista giapponese Sayoko Onishi, conosciuta soprattutto nell'ambito della danza Butoh (http://it.wikipedia.org/wiki/Butoh ) si esibirà il 2 maggio 2008 nel contesto della rassegna "Chioggia sotto le stelle" con un assolo di danza ed una coreografia:
LA PRIMAVERA SICILIANA
assolo della danzatrice giapponese Sayoko Onishi
IL VENTO DI ORIENTE
coreografia con 4 modelle della danzatrice giapponese Sayoko Onishi
con dei kimono originali che fornisce http://www.casazen.com/
Ecco dove e quando:
Chioggia sotto le Stelle
Moda e Arte
In collaborazione con il Comune di Chioggia, Assessorato al Turismo
.
VENERDI 2 MAGGIO 2008 ALLE ORE 21.00
Presso
PIAZZETTA VIGO
Chioggia (Venezia)
info 041-2417364
E per finire un video di butoh "tradizionale" (termine un po' paradossale in questo contesto...)
Il sito di Sayoko Onishi lo trovate qui http://www.butoh.it/
LA PRIMAVERA SICILIANA
assolo della danzatrice giapponese Sayoko Onishi
IL VENTO DI ORIENTE
coreografia con 4 modelle della danzatrice giapponese Sayoko Onishi
con dei kimono originali che fornisce http://www.casazen.com/
Ecco dove e quando:
Chioggia sotto le Stelle
Moda e Arte
In collaborazione con il Comune di Chioggia, Assessorato al Turismo
.
VENERDI 2 MAGGIO 2008 ALLE ORE 21.00
Presso
PIAZZETTA VIGO
Chioggia (Venezia)
info 041-2417364
E per finire un video di butoh "tradizionale" (termine un po' paradossale in questo contesto...)
Il sito di Sayoko Onishi lo trovate qui http://www.butoh.it/
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mercoledì 2 aprile 2008
"STORIE DEL GIAPPONE E DEI GIAPPONESI"
Segnalo volentieri questo nuovo libro:
IL LIBRO
Il Giappone è spesso visto come la patria dell’innovazione tecnologica, del dinamismo economico, delle megalopoli sovraffollate, dei fumetti manga e dei film di yakuza, e anche, attraverso il filtro di un esotismo un po’ datato, come il paese dei samurai e delle geishe, del sushi e del sake. In realtà, come dimostra Robert Calvet in questo saggio esaustivo e appassionante, il Giappone è stato, ed è, molto di più.L’autore ne ripercorre la storia dalle origini (la comparsa della ceramica nel periodo Jomon, all’incirca nel 10.000 a.C.) fino ai giorni nostri (con l’elezione dell’ultimo premier Fukuda Yasuo), descrivendo l’organizzazione del potere e il suo controllo da parte dell’aristocrazia di corte tra l’VIII e il XII secolo; il ruolo dell’imperatore considerato di ascendenza divina; le terribili lotte tra i potenti clan militari e la nascita del bakufu (governo militare) e della figura dello shogun; il processo di unificazione tra il XVII e il XVIII secolo e la fine dello shogunato con l’inizio dell’era Meiji; il ruolo del paese durante la seconda guerra mondiale e infine le vicissitudini che il Giappone ha vissuto tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo (la grande crescita demografica, il boom economico degli anni ’80 e la crisi degli anni ’90, gli scandali che hanno segnato la vita politica nazionale, i difficili rapporti con gli altri paesi asiatici e in particolare con la Cina…).Ma Calvet non esclude dalla sua ricostruzione gli aspetti più significativi di una vicenda culturale e artistica che ha pochi termini di paragone, sia in Oriente sia in Occidente: dai templi di Nara e di Kyoto, dalle porcellane di Arita, agli artisti (Utamaro, Hokusai, Hiroshige), agli scrittori (Kawabata, Tanizaki, Mishima, Oe), ai registi (Ozu, Mizoguchi, Kurosawa, ma anche Kitano, Tsukamoto, Miike), a cui tanto deve anche la nostra cultura.Questo saggio rappresenta insomma una ricognizione completa della storia dell’arcipelago, che permette al lettore di comprendere le grandi dinamiche – storiche, sociali e culturali – che hanno fatto del Giappone una realtà unica e imprescindibile del panorama mondiale.
Il Giappone è spesso visto come la patria dell’innovazione tecnologica, del dinamismo economico, delle megalopoli sovraffollate, dei fumetti manga e dei film di yakuza, e anche, attraverso il filtro di un esotismo un po’ datato, come il paese dei samurai e delle geishe, del sushi e del sake. In realtà, come dimostra Robert Calvet in questo saggio esaustivo e appassionante, il Giappone è stato, ed è, molto di più.L’autore ne ripercorre la storia dalle origini (la comparsa della ceramica nel periodo Jomon, all’incirca nel 10.000 a.C.) fino ai giorni nostri (con l’elezione dell’ultimo premier Fukuda Yasuo), descrivendo l’organizzazione del potere e il suo controllo da parte dell’aristocrazia di corte tra l’VIII e il XII secolo; il ruolo dell’imperatore considerato di ascendenza divina; le terribili lotte tra i potenti clan militari e la nascita del bakufu (governo militare) e della figura dello shogun; il processo di unificazione tra il XVII e il XVIII secolo e la fine dello shogunato con l’inizio dell’era Meiji; il ruolo del paese durante la seconda guerra mondiale e infine le vicissitudini che il Giappone ha vissuto tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo (la grande crescita demografica, il boom economico degli anni ’80 e la crisi degli anni ’90, gli scandali che hanno segnato la vita politica nazionale, i difficili rapporti con gli altri paesi asiatici e in particolare con la Cina…).Ma Calvet non esclude dalla sua ricostruzione gli aspetti più significativi di una vicenda culturale e artistica che ha pochi termini di paragone, sia in Oriente sia in Occidente: dai templi di Nara e di Kyoto, dalle porcellane di Arita, agli artisti (Utamaro, Hokusai, Hiroshige), agli scrittori (Kawabata, Tanizaki, Mishima, Oe), ai registi (Ozu, Mizoguchi, Kurosawa, ma anche Kitano, Tsukamoto, Miike), a cui tanto deve anche la nostra cultura.Questo saggio rappresenta insomma una ricognizione completa della storia dell’arcipelago, che permette al lettore di comprendere le grandi dinamiche – storiche, sociali e culturali – che hanno fatto del Giappone una realtà unica e imprescindibile del panorama mondiale.
L'AUTORE
ROBERT CALVET insegna storia all’Université de La Rochelle. Tra le numerose pubblicazioni ricordiamo Les Américains (2004).
AUTORE: Calvet R. Storia del Giappone e dei giapponesi
COLLANA: I Leoni - Ed. Lindau
PAGINE: pp. 512
ILLUSTRAZIONI: N° 3 b/n
FORMATO: cm. 14x21
PREZZO: euro 26,00
sabato 16 febbraio 2008
KAWABATA
Kawabata Yasunari: se penso che quello che emerge dalla penna di uno scrittore o di un poeta è solo la punta dell'iceberg di ciò che egli ha "sentito", intuisco il perchè del suicidio del vecchio Kawabata.
La sua vista sul mondo è così analitica e simile ad un bisturi affilato dalla consapevolezza delle cose, da parere a tratti una benedizione poetica e una maledizione della vita.
La sua attenzione per le donne pare a tratti quasi una necessità dell'anima di trovare il placido conforto della carne transustanziata in bellezza, nella grazia, nell'armonia (fatta anche di difetti e di vitalità).
Volevo fare delle citazioni a sostegno di questi paragrafi, ma lo ritengo inopportuno: sarebbero frammenti di ala di farfalla...ritengo sia da parte mia cosa migliore suggeerire almeno trelibri:
- LA CASA DELLE BELLE ADDORMENTATE
- IL PAESE DELLE NEVI
- PRIMA NEVE SUL FUJI (raccolta)
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Biografia da: nobelprize.org
Yasunari Kawabata, son of a highly-cultivated physician, was born in 1899 in Osaka. After the early death of his parents he was raised in the country by his maternal grandfather and attended the Japanese public school. From 1920 to 1924, Kawabata studied at the Tokyo Imperial University, where he received his degree. He was one of the founders of the publication Bungei Jidai, the medium of a new movement in modern Japanese literature. Kawabata made his debut as a writer with the short story, Izu dancer, published in 1927. After several distinguished works, the novel Snow Country in 1937 secured Kawabata's position as one of the leading authors in Japan. In 1949, the publication of the serials Thousand Cranes and The Sound of the Mountain was commenced. He became a member of the Art Academy of Japan in 1953 and four years later he was appointed chairman of the P.E.N. Club of Japan. At several international congresses Kawabata was the Japanese delegate for this club. The Lake (1955), The Sleeping Beauty (1960) and The Old Capital (1962) belong to his later works, and of these novels, The Old Capital is the one that made the deepest impression in the author's native country and abroad. In 1959, Kawabata received the Goethe-medal in Frankfurt.
Yasunari Kawabata died in 1972 (suicide).
Yasunari Kawabata died in 1972 (suicide).
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