venerdì 22 agosto 2008

Un libro da leggere: "Vita e morte di Yukio Mishima"


Le scelte di vita (e di morte) di Yukio Mishima lo hanno reso un autore letterario al contempo noto(rio) e sconosciuto, nel senso che se ne parla molto ma lo si conosce poco, sia per la sua (vasta) opera sia per la sua biografia ed il suo pensiero.

Il libro in questione ha il pregio di essere stato scritto da un giornalista che ha avuto modo di conoscere e frequentare Mishima e risulta pertanto una lettura interessantissima.

Personalmente ritengo comunque che Mishima abbia parlato moltissimo di sé (e forse nella maniera più sincera) nelle sue opere letterarie e che forse la sua biografia possa paradossalmente far perdere di vista l'essenza della sua vita, volta alla fusione della carne e dell'ideale (semplificando oltremodo...).

Francamente, e con tutto il dovuto rispetto per l'autore della biografia, ritengo che le considerazioni personali dell'autore riguardo alle scelte di vita di Mishima siano fuori luogo e dimostrino o una colpevole superficialità / insensibilità o un timore di essere "troppo affascinato" dalla figura di Mishima.

Un'allodola canta...
Un uomo fronteggia
il sole rosso
( libera traduzione da un Haiku di Issa)

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IL LIBRO
25 novembre 1970, Quartier generale della base militare di Ichigaya, a Tokyo. Yukio Mishima – uno dei più importanti scrittori e intellettuali giapponesi del ’900 – si uccide facendo seppuku, il tradizionale suicidio per sventramento. Pochi minuti prima, con l’aiuto di quattro membri del Tatenokai (l’associazione paramilitare da lui fondata nel 1968), aveva preso in ostaggio il generale a capo della guarnigione, e aveva incitato inutilmente i soldati dello Jietai (le Forze armate di autodifesa) alla ribellione contro la progressiva «occidentalizzazione » della nazione nipponica, una ribellione che aveva come scopo la restaurazione dell’autorità imperiale e della potenza militare giapponese.Henry Scott Stokes, inviato del «Times» a Tokyo e amico intimo di Mishima, fu l’unico occidentale a poter assistere alle varie fasi del processo che ne seguì, ed è da questo avvenimento che il giornalista prende spunto per narrarci la vita di un personaggio straordinario. Romanziere, saggista, autore teatrale, attore e regista, cultore di arti marziali e di body building, Mishima è stato un artista affascinante e discusso (anche a causa della sua malcelata omosessualità), nonché lo scrittore giapponese più conosciuto e tradotto in Occidente. Scott Stokes lo racconta amalgamando sapientemente le numerose esperienze vissute con lui (le interviste, le cene e i party, le vacanze a Shimoda, e, soprattutto, l’addestramento del Tatenokai sulle pendici innevate del monte Fuji), le testimonianze raccolte direttamente da familiari, colleghi e amici, e la disamina, lucida e puntuale, delle opere più importanti (dall’autobiografico Confessioni di una maschera a Il Padiglione d’oro, considerato da molti il suo capolavoro, dal premonitorio Sole e acciaio alla tetralogia di Il mare della fertilità, l’ambiziosa opera che chiude il percorso artistico ed esistenziale dello scrittore). Ne emerge la figura di un uomo brillante, inquieto, contraddittorio ed estremamente complesso, un artista di levatura tale da indurre il premio Nobel Yasunari Kawabata, suo amico e mentore, a dichiarare: «Mishima ha un talento straordinario, e non è solo un talento giapponese, è un talento su scala mondiale. Uno scrittore del suo calibro nasce soltanto ogni due o tre secoli».


L'AUTORE
HENRY SCOTT STOKES ha lavorato come giornalista sia per il «Times» di Londra che per il «New York Times». Nel 2000 ha pubblicato The Kwangju Uprising. Eyewitness Press
Accounts of Korea’s Tiananmen. Vive a Tokyo.

PAGINE: pp. 440
ILLUSTRAZIONI: N° 1 b/n, 38 b/n f.t.
FORMATO: cm. 14x21
PREZZO: euro 24,00
EDITORE: Lindau



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venerdì 8 agosto 2008

MASUKOTTO NINGYO



Le Masukotto Ningyo (dal francese “mascotte”) erano bambole raffiguranti donne o ragazze che le donne giapponesi donavano ai soldati durante la guerra del Pacifico (dagli anni ’30 alle Seconda Guerra Mondiale).
Erano solitamente semplici, realizzate con scampoli di kimono o altri abiti e spesso scuole e associazioni, organizzavano corsi per insegnare alle ragazze a realizzarle.


Anche i piloti del Kamikaze Tokkotai spesso compivano il loro ultimo volo con la tenera compagnia di una di queste bambole, chiamate in questo caso Tokko-Ningyo.


Tutto questo inoltre pare collegarsi alla tradizione degli amuleti che solitamente i samurai portavano addosso (Omamori) ed alla concezione tipicamente giapponese (shintoista) secondo la quale anche le bambole hanno una loro “anima” chiamata Tamashi che è emanazione dello spirito di chi ha realizzato la bambola.